La cultura del cibo, il cibo nella cultura
Oggi niente ricette, interviste, racconti, ma una bella carrellata di modi di dire che quotidianamente (e inconsapevolmente) utilizziamo e che hanno a che fare con il cibo e le bevande. Sì, siamo di parte.
I proverbi gastronomici sono quelli che preferiamo. Ma sappiamo veramente a cosa si ispirano?
Vediamone 5.
1. Cade a fagiolo
Una locuzione dall’origine incerta, tanto da avere più interpretazioni. Da sempre i fagioli sono considerati un alimento povero, facile da reperire, essiccare, conservare e utilizzare. Vasta era la loro consumazione, soprattutto sulle tavole di contadini e di monaci, sotto forma di zuppe, creme, in accompagnamento a verdure o mangiati così, cotti e con un filo d’olio. Alla mensa dei contadini erano immancabili. Per tale motivo, all’arrivo – anche improvviso – di pellegrini o viandanti, un piatto a base di fagioli era assicurato. Da qui il “capitare a fagiolo” di passanti e la certezza di un piatto pronto. Ma il detto potrebbe anche essere legato all’utilizzo abbondante, nella cucina toscana, di questi legumi o al fatto che i fagioli erano usati per tenere i conti nelle assemblee pubbliche e durante gli scrutini.
2. Sale in zucca
Il modo di dire che ha dato vita alla nostra rubrica di interviste irriverenti si rifà ai tempi dei romani, quando le zucche, una volta svuotate ed essiccate, erano sfruttate come contenitori per il sale, alimento essenziale per la conservazione degli alimenti (il famoso “sotto sale”). Da qui chi non ha sale in zucca significa che è un contenitore vuoto, senza grande sapienza.
3. Acqua in bocca
Ovvero “mantenere un segreto”. Pare che questo detto derivi dalla storia di una donna estremamente curiosa e pettegola, incapace di mantenere i segreti. Una volta confessata, il sacerdote le “prescrisse” una boccetta di acqua santa da bere all’occasione, ovvero nel momento in cui avesse sentito l’impellente necessità di spifferare un segreto in giro.
4. A tutta birra!
L’espressione che oggi fa riferimento alla velocità, in realtà è frutto di un errore, perché è la “mala” traduzione della frase francese “à toute bride”, ovvero “a tutta briglia” in cui il termine briglia è stato erroneamente tradotto con birra.
5. Come il cavolo a merenda
Il modo di dire sinonimo di “incompatibile, poco attinente” non è altro che la concretizzazione della stessa immagine a cui fa riferimento: fare merenda con il cavolo non ha senso. L’ortaggio, che per sua natura è impegnativo da digerire, non può essere impiegato nella preparazione di una merenda, il pasto leggero e frugale per eccellenza. E così, trasportandolo a livello simbolico, significa che qualcosa non ha nulla a che fare con ciò di cui stiamo parlando e/o facendo.